Digital Service Act

Digital Service Act: un nuovo regolamento contro la disinformazione e la diffusione di contenuti illegali

Il mondo digital è un compagno fedele della nostra quotidianità, un universo parallelo affascinante ma che nasconde diversi rischi per i suoi abitanti. Il 25 agosto è entrato in vigore un nuovo regolamento sui servizi digitali: il Digital Service Act (DSA). Gli utenti possono tirare un sospiro di sollievo e affidarsi a dei servizi digitali più sicuri, trasparenti e responsabili! Ma di cosa si tratta nello specifico?

Cos’è il digital Service Act?

Il Digital Service Act è un atto destinato a regolare il funzionamento delle piattaforme digitali e dei servizi online. “Proteggere, tutelare e rimuovere”: questi sono i super poteri della nuova regolamentazione europea. Chi sono i destinatari del DSA? Per ora solo le grandi piattaforme online, ovvero quelle che hanno più di 45 milioni di utenti nell’UE, ma presto gli obblighi si estenderanno anche a quelle più piccole.

L’obiettivo principe di questa nuova regolamentazione è la creazione di un mondo all’insegna dell’innovazione, della legalità e della sicurezza! Proprio per questo, sono stati introdotti dei forti limiti sulla profilazione degli utenti e sulle fake news, le piattaforme in questione devono rispettare dei severi obblighi in tema di algoritmi e pubblicità.

In particolare, le nuove norme limitano la diffusione di contenuti illegali, aumentano la protezione dei minori, combattono la violenza online e la disinformazione. I controlli accurati e il monitoraggio continuo non lasciano scampo ai protagonisti digitali, chi non rispetterà le nuove norme andrà incontro a salate sanzioni economiche. Non a caso, il DSA ha previsto due nuove figure che vigilano sulla buona condotta dei servizi digitali ovvero il Compliance officer e il Digital Services Coordinator.

L’opinione pubblica non è di certo rimasta indifferente di fronte a queste nuove norme digitali:
una parte le ha interpretate in modo positivo e vantaggioso per la sicurezza degli utenti, l’altra parte invece considera il potere della Commissione europea (la facoltà di decidere sulla correttezza e sulla legittimità dei contenuti) particolarmente pericoloso per la libertà di pensiero ed espressione.

Tra cambiamenti e opposizioni

Il Digital Service Act è una novità importante per il mondo online, ma come hanno reagito i diretti interessati? Alcune piattaforme sono intervenute tempestivamente adeguandosi alle nuove norme, altre invece si sono opposte avviando dei veri e propri ricorsi legali. In particolare:

  • Meta: la società madre di Facebook e Instagram ha investito molte risorse per il rispetto delle norme del DSA. Nello specifico, l’azienda ha pubblicato un rapporto sul funzionamento degli algoritmi e ha promesso agli utenti di mostrare i contenuti in ordine cronologico e non più in modo personalizzato. Infine, ha moderato i sistemi di intelligenza artificiale e consentito agli utenti di comprendere meglio i processi di raccomandazione dei contenuti.
  • Tik Tok: il social network cinese ha creato un hub europeo per la sicurezza online, si tratta di uno “sportello unico” che testimonia la conformazione della piattaforma al DSA. Inoltre, ha istituito una funzione aziendale di compliance che garantisce un impegno costante nella sicurezza. Ma non solo…ha affermato che: renderà opzionale l’algoritmo per gli utenti dell’UE, mostrerà i contenuti in ordine cronologico ed eliminerà gli annunci personalizzati per gli utenti minorenni.
  • Google: il colosso di ricerca sta lavorando duramente per ampliare il suo Ads Trasparency Center. In particolare, si è allineato agli obiettivi generali del nuovo regolamento e ha investito numerose risorse per rispettare alcuni specifici requisiti. Mentre i ricercatori hanno ricevuto l’accesso ai dati per capire meglio il funzionamento di alcune app (come Google Play e Google Maps), gli utenti possono accedere a un centro per la trasparenza in cui poter fare azioni di controllo e segnalazione. Google ha effettuato tante iniziative per garantire una maggiore sicurezza sulle piattaforme e ha altrettanti progetti dello stesso genere per il futuro.

Di contro, il DSA ha provocato l’opposizione di due famosi siti di e-commerce: Amazon e Zalando. Questi ultimi non si sono opposti al contenuto del nuovo regolamento europeo ma alla loro definizione di “piattaforme online di grandi dimensioni”. In particolare, Amazon sostiene di non essere il maggiore rivenditore online in nessuno degli stati europei e che al suo posto sono presenti dei competitor da considerare come tali. Zalando, invece, si oppone affermando che i dati relativi ai suoi utenti non sono sufficienti per farlo rientrare tra i protagonisti del nuovo regolamento.

Via Tivoli 8 00156, Roma